Madonna adorante il Bambino
Datata e firmata da Vittore Crivelli nel 1479, questa opera deve essere considerata la prima realizzata nelle Marche e mostra un’originalità inconsueta nella scelta del tema della Madonna posta in piedi, adorante il Bambino, rispetto al fratello Carlo.
Nella tavola dipinta in oro e tempera Vittore mostra tutta la sua maestria pittorica, ben evidente nel cangiante rosa su base celeste del velo della Vergine, nell’attenzione posta nella resa di due diversi tipi di marmo e nella morbidezza e trasparenza del velo cadente dei due angeli musici. Del volto della Vergine, vicino secondo Colasanti alla Madonna di Torre di Palme, risalta l’espressione languida e malinconica sulla vivacità del colorito che squilla alto sul manto stupendo della Madonna, su cui cicogne, aironi ed altri uccelli si inseguono fra rami floreali strani e meravigliosi. Tipici simboli crivelleschi sono, ancora, i frutti carichi di allusioni ai temi cristiani del peccato e della resurrezione. In un vaso di acqua limpida a terra poggiano i gambi di garofano, simbolo teologico dell’amore nuziale, emblema teologico della Chiesa sposa di Cristo.
Sin dalla più antica documentazione archivistica la tavola di Falerone è citata come Immacolata Concezione, nonostante non mostri espliciti riferimenti simbolici alla questione dell’Immacolata.
A seguito degli eventi sismici l’opera è collocata provvisoriamente presso un deposito comunale.
Vittore Crivelli
Madonna adorante il Bambino, 1479
Tempera su tavola, 120×60 cm
Deposito comunale (già Chiesa di San Fortunato)
Piazza della Concordia, 6
Falerone (FM)
Madonna adorante il Bambino
Datata e firmata da Vittore Crivelli nel 1479, questa opera deve essere considerata la prima realizzata nelle Marche e mostra un’originalità inconsueta nella scelta del tema della Madonna posta in piedi, adorante il Bambino, rispetto al fratello Carlo.
Nella tavola dipinta in oro e tempera Vittore mostra tutta la sua maestria pittorica, ben evidente nel cangiante rosa su base celeste del velo della Vergine, nell’attenzione posta nella resa di due diversi tipi di marmo e nella morbidezza e trasparenza del velo cadente dei due angeli musici. Del volto della Vergine, vicino secondo Colasanti alla Madonna di Torre di Palme, risalta l’espressione languida e malinconica sulla vivacità del colorito che squilla alto sul manto stupendo della Madonna, su cui cicogne, aironi ed altri uccelli si inseguono fra rami floreali strani e meravigliosi. Tipici simboli crivelleschi sono, ancora, i frutti carichi di allusioni ai temi cristiani del peccato e della resurrezione. In un vaso di acqua limpida a terra poggiano i gambi di garofano, simbolo teologico dell’amore nuziale, emblema teologico della Chiesa sposa di Cristo.
Sin dalla più antica documentazione archivistica la tavola di Falerone è citata come Immacolata Concezione, nonostante non mostri espliciti riferimenti simbolici alla questione dell’Immacolata.
A seguito degli eventi sismici l’opera è collocata provvisoriamente presso un deposito comunale.