Madonna adorante il Bambino
La tavola, attribuita definitivamente a Vittore Crivelli dal critico d’arte Pietro Zampetti nel 1950, è stata considerata un’opera tarda eseguita per l'oratorio della Confraternita del Sacramento di Massignano. Caratterizzata da una composizione fortemente simmetrica, in cui l’alternanza dei volumi è equilibrata tanto quanto l’armonioso bilanciamento dei colori rosso e verde, l’opera ripropone il tema dell’adorazione del Bambino Gesù.
Il drappo vermiglio insieme all’alta figura della Vergine sembra dividere la tavola in due parti, secondo una simmetria bilaterale che ripropone la figura dell’angelo orante, il gruppo di triplici testine alate e la presenza di un’allegoria peculiare dell’iconografia cristiano-medievale sul parapetto orlato di dentelli. Mentre a sinistra è collocato un libro aperto che allude alla Bibbia, a destra è posato un garofano carminio che invece simboleggia la Passione di Cristo.
Secondo la tradizione cristiana, nel momento in cui il Redentore spirò, Maria cedette al suo materno dolore e le lacrime che scivolarono dal viso bagnarono il terreno da cui spuntarono garofani vermigli. È indubbio che molti artisti conoscessero questa storia dai contorni leggendari e, influenzati dalla sua commuovente poetica, inserissero il cosiddetto “chiodino” nelle opere di soggetto sacro per alludere al martirio del Salvatore.
L’unico elemento che spezza il ricercato equilibrio della pala è la mela succosa ai piedi della Madonna che rimarca il motivo per il quale i volti eburnei della Vergine, dei Cherubini e delle testine alate sono segnati da una tristezza profetica. La mela, unico elemento che evade dal sistema di bilanciamento esercitato da Crivelli, richiama lo sguardo dell’osservatore che è costretto a riflettere sul sacrificio di Cristo, morto per salvare il mondo dai suoi dissoluti peccati.
Vittore Crivelli
Madonna adorante con il Bambino
Tempera su tavola, 145×65 cm
Chiesa di San Giacomo Maggiore
Piazza Garibaldi
Massignano (AP)
Madonna adorante il Bambino
La tavola, attribuita definitivamente a Vittore Crivelli dal critico d’arte Pietro Zampetti nel 1950, è stata considerata un’opera tarda eseguita per l'oratorio della Confraternita del Sacramento di Massignano. Caratterizzata da una composizione fortemente simmetrica, in cui l’alternanza dei volumi è equilibrata tanto quanto l’armonioso bilanciamento dei colori rosso e verde, l’opera ripropone il tema dell’adorazione del Bambino Gesù.
Il drappo vermiglio insieme all’alta figura della Vergine sembra dividere la tavola in due parti, secondo una simmetria bilaterale che ripropone la figura dell’angelo orante, il gruppo di triplici testine alate e la presenza di un’allegoria peculiare dell’iconografia cristiano-medievale sul parapetto orlato di dentelli. Mentre a sinistra è collocato un libro aperto che allude alla Bibbia, a destra è posato un garofano carminio che invece simboleggia la Passione di Cristo.
Secondo la tradizione cristiana, nel momento in cui il Redentore spirò, Maria cedette al suo materno dolore e le lacrime che scivolarono dal viso bagnarono il terreno da cui spuntarono garofani vermigli. È indubbio che molti artisti conoscessero questa storia dai contorni leggendari e, influenzati dalla sua commuovente poetica, inserissero il cosiddetto “chiodino” nelle opere di soggetto sacro per alludere al martirio del Salvatore.
L’unico elemento che spezza il ricercato equilibrio della pala è la mela succosa ai piedi della Madonna che rimarca il motivo per il quale i volti eburnei della Vergine, dei Cherubini e delle testine alate sono segnati da una tristezza profetica. La mela, unico elemento che evade dal sistema di bilanciamento esercitato da Crivelli, richiama lo sguardo dell’osservatore che è costretto a riflettere sul sacrificio di Cristo, morto per salvare il mondo dai suoi dissoluti peccati.